di Stuart Turton
Neri Pozza, 2019
526 pagine
Categoria: Venezia-Napoli
- Labirintico
- Lacchè
- Cluedo
«Qualcuno sarà assassinato al ballo di stasera. La sua morte non sembrerà un omicidio, perciò il colpevole non verrà catturato. Rettifichi questa ingiustizia e io le mostrerò la maniera di uscire di qui.»
Digrigno i denti. Per una volta, sarebbe piacevole trovare a Blackheath una persona che non sia diversa da ciò che sembra.
Quali che fossero le intenzioni di chi l’ha progettata, Blackheath risveglia i mostri nascosti dentro di noi, e io non voglio più assecondare i miei. Hanno avuto briglia sciolta anche troppo a lungo.
Una casa, Tudor Hall, nove stanze (la sala da ballo, l’anticamera, la veranda) diverse armi (la rivoltella, il candelabro, il pugnale), un delitto. Tutti gli ospiti sono sospettati e devono tentare di risolvere il caso di omicidio se vogliono essere scagionati. Il Cluedo è uno dei giochi più belli di sempre e me lo ricordo nella sua scatola gialla anni Ottanta.
Le sette morti di Evelyn Hardcastle ha come base la struttura del Cluedo ma la sua realizzazione è decisamente in stile Black Mirror, inquietante e raggelante. Qui nulla è lineare.
La magnifica Bleackheath House è stata teatro della tragica morte del piccolo Thomas Hardcastle. Da allora sia la famiglia che la tenuta non si sono mai riprese veramente, andando incontro a un inevitabile declino. Diciannove anni dopo, tutte le persone che erano presenti nel giorno della tragedia si ritrovano a Bleackheath per un ballo in maschera, invitati da Lord Peter e Lady Helena Hardcastle. Tutti quanti assisteranno a un nuovo delitto: alle undici di sera Evelyn Hardcastle riceve un colpo di pistola al ventre.
Tra banchieri, avvocati, ufficiali e medici invitati c’è però una persona che diciannove anni prima non era presente e che si trova lì per risolvere il nuovo caso di omicidio. Ha tempo otto giorni per giungere alla soluzione, ma ogni giorno si sveglierà nel corpo di un ospite differente, la giornata ripartirà da capo e ogni notte Evelyn morirà.
La tenuta è una trappola temporale e fisica per tutti i convenuti così come per i lettori. La casa assorbe loro come il libro assorbe noi. Nel dedalo di personaggi, stanze e segreti ci perdiamo e ogni giorno ci svegliamo in un corpo diverso, mano a mano impariamo a conoscere chi siamo e a mettere insieme i pezzi di un puzzle davvero complicatissimo.
Inquietante, complesso e affascinate come un labirinto di siepi, con lo stesso fascino dell’alta società e delle grandi ville che spesso dietro la facciata sfavillante e linda celano truci e cupi caratteri e misteri.
Mi piace pensare che Turton, laureato in filosofia, per il suo (complicato) romanzo d’esordio abbia deciso di affrontare in modo diverso i concetti di “maschera” e “omologazione”, centrali nella conoscenza dell’animo umano di ogni epoca.
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