di Luiz Ruffato
La Nuova Forntiera, 2020
240 pagine
Categoria: Milano-Venezia
- Tropicale
- Ritorni
- Descrittivo
Questi alberi mi hanno vegliato, questo selciato ha accompagnato i miei passi… I muri hanno le orecchie, ma non la bocca. Se l’avessero, racconterebbero del bambino magro che volava per la città con la sua bicicletta Caloi verde, ingoiando il paesaggio. Padrone del tempo, ampliavo sempre di più gli orizzonti, senza sapere che questo spazio, dilatato, mi avrebbe fatto perdere la rotta, la testa, per poi, alla fine, sbarcare nello stesso identico luogo, ma così diverso che non riesco a ritrovare colui che sono stato, così come spesso non riconosciamo, nelle vecchie fotografie, i volti delle persone che abbiamo accanto.
Esiste solo qui e ora, senza prima né dopo. Possiamo toccare i mobili, gli oggetti, ma non le persone… E anche le case un giorno andranno in rovina, e neanche il ricordo della loro esistenza sussisterà.
Un libro malinconico e ammaliante, dal sapore di una stagione che volge al termine. La tarda estate è il racconto di un ritorno al proprio paese, alle proprie origini dopo un’intera vita passata altrove, in quella dinamica per cui l’allontanamento sembra “il corso naturale delle cose” quando in realtà è più una sorta di fuga.
Cataguases è un paese nell’interno del Brasile, è il luogo in cui è nato e cresciuto Oséias con i suoi quattro fratelli e sorelle e i genitori. Oséias torna dopo vent’anni d’assenza, cerca i fratelli e le sorelle, tenta di ritrovare la propria città, riprendere in mano i fili della propria storia, dagli un ordine, creare un senso.
Oséias si muove come un’ombra sullo sfondo di una città per lui irriconoscibile, specchio di un’intera società, in cui tenta di riconoscere luoghi e volti che via via si vanno sfaldando, irriconoscibili, sfocati.
Della trama non dirò altro, quello che vi dirò invece è che La tarda estate è un’immersione completa nella vita e nella mente del protagonista, nei suoi dubbi, nelle difficoltà, nei ricordi e nei gesti meccanici. Pulisco le lenti degli occhiali con il lembo della camicia.
Il protagonista, Oséias, si immerge a sua volta nel Brasile profondo e noi con lui sentiamo tutto il peso del clima tropicale, dell’umidità opprimente, del caldo asfissiante osserviamo tramite i suoi occhi un mondo difficile e autentico, completamente diverso dal nostro.
Questo il punto forte del libro: la capacità descrittiva è ottima, ci possiamo letteralmente bere il paesaggio, la società, i colori, la polvere, i dolci, i caffè allungati e le bevande zuccherate.
Pulisco le lenti degli occhiali con il lembo della camicia.