di Paolo Cognetti
Einaudi, 2016
199 pagine
Categoria: Milano-Venezia
- Riconciliazione
- Anima
- Asperità
Se il punto in cui ti immergi in un fiume è il presente, pensai, allora il passato è l’acqua che ti ha superato, quella che va verso il basso e dove non c’è più niente per te, mentre il futuro è l’acqua che scende dall’alto, portando pericoli e sorprese. Il passato è a valle, il futuro a monte. Ecco come avrei dovuto rispondere a mio padre. Qualunque cosa sia il destino, abita nelle montagne che abbiamo sopra la testa.
Ogni volta che tornavo lassù mi sembrava di tornare a me stesso, al luogo in cui ero io e stavo bene.
Poteva esisterne solo una, di montagna così, nella vita, e in confronto a quella tutte le altre non erano che cime minori, perfino se si trattava dell’Himalaya.
Mentre sogno di andare al mare leggo di montagna, che da qualche anno, inaspettatamente, mi attira e richiama la mia attenzione. Per ogni cosa c’è il suo tempo, vale per voler salire al posto di scendere nei giorni liberi così come per i libri.
Le otto montagne mi guardava da anni dalla libreria ovvero da quando l’ho iniziato e abbandonato a pagina 50; non girava, non mi coinvolgeva e non andava avanti. Io sono della scuola che un libro non vada finito per forza (anche questo punto di vista è cambiato negli anni) e che per ogni libro ci sia un suo momento.
E infine il suo momento è arrivato; la montagna chiama e Paolo Cognetti risponde: ho divorato le 200 pagine in poco più di due giorni.
Relazioni, amicizia, famiglia, città, fabbrica, operai, emigranti, natura, viaggi, quotidianità: attorno a Le otto montagne gravitano storie personali e collettive che creano un reticolo di emozioni e punti di vista, uno spaccato storico di un’Italia ferita e di una generazione che fatica a trovare la propria dimensione.
Due i cardini del romanzo: il rapporto difficile e accidentato tra Pietro e Giovanni, padre e figlio, e l’amicizia spontanea tra Pietro e Bruno, il ragazzo di città e il “ragazzo selvatico” di montagna. Elemento di congiunzione in entrambi i casi è la mamma di Pietro che resta quasi sullo sfondo ma in realtà ha un ruolo centrale in tutti i rapporti raccontati nel romanzo.
I protagonisti crescono assieme alla storia, le loro relazioni evolvono, Cognetti riassume le tre età dell’uomo: il gusto dolce dell’infanzia si trova costretto a cedere il passo dall’agrodolce dell’adolescenza che a sua volta, volente o meno, apre la strada all’amaro dell’età adulta.
Un romanzo profondo e di formazione, in continuo mutamento, così come la montagna, personaggio attivo nella storia: profondamente diversa nelle sue stagioni e con volti che variano a seconda dell’altitudine. Sfaccettata e complessa come un uomo.