La figlia unica

di Guadalupe Nettel
La Nuova Frontiera, 2020
213 pagine
Categoria: MI-VE


  • Donna
  • Maternità
  • Pluralità

Vedendoli, mi sono detta che è vero che esiste il destino, ma c’è anche il libero arbitrio, e consiste nel modo in cui prendiamo le cose che ci tocca vivere.

«Oggi c’è un ciclo di cinema iraniano, uno di film noir e uno di registe donne, come se il genere femminile fosse un paese o uno stato mentale. Le donne non fanno cinema noir?»

Se si metteva a discutere o lasciava trapelare un qualche indizio di tristezza o di dissenso sul volto, mi appellavo immediatamente alla sovrappopolazione della Terra, motivazione forte e abbastanza umanitaria da non indurlo a tacciarmi di essere frustrata o peggio ancora egoista, come in genere siamo definite noi che abbiamo deciso di sottrarci al ruolo storico del nostro sesso.


Il libro La figlia unica di Guadalupe Nettel è uscito nel 2020 ed è diventato un vero e proprio caso letterario. L’inaspettato e grande successo ottenuto ha sorpreso un po’ tutti, tanto che per trovarne una copia ho dovuto attendere che venisse ristampato. Come spiegarsi questo boom? Ci ho riflettuto e credo che il grande successo derivi dell’estrema necessità di aprire un dibattito sulle delicate ma cruciali tematiche trattate nel libro. Inoltre, aspetto non secondario né scontato, la narrazione è fluida e leggera senza essere banale o superficiale.

Attraverso la voce di Laura, una delle tre protagoniste, Nettel ci racconta la storia di tre donne e dei loro legami d’amore e amicizia che portano alla formazione di diverse forme di famiglia contemporanea. Le aspettative spesso si scontrano con la realtà in un impatto doloroso dalla cui elaborazione però nascono nuova vita e nuove forme d’amore.

Laura non vuole avere figli e combatte con tutti gli stereotipi che investono una donna che non vuole diventare madre. Alina, la migliore amica di Laura, resta incinta e inizia emozionata “la dolce attesa” con il compagno Aurelio finché un’ecografia non svela che la bambina ha una grave malformazione e probabilmente non sopravviverà al parto. La gravidanza diventa un doloroso percorso di accettazione della morte, ma i genitori non sanno ancora che la figlia ha in serbo per loro molte sorprese che cambieranno il loro punto di vista. E infine c’è Doris, la vicina di casa di Laura, madre sola di un figlio tanto dolce quanto ingestibile.

Nettel si confronta con i tabù in ambito femminile: una donna che non si vede madre; una neo-madre che si trova in difficoltà a far conciliare l’accudimento con la propria vita e il proprio lavoro; la complessità e l’impossibilità spesso celata del prendersi cura del proprio figlio e del metterlo al primo posto, prima della propria salute e individualità.

L’autrice apre una breccia, un varco in un muro omertoso che solitamente nasconde tutte le difficoltà di essere donna e madre, getta una nuova luce su ciò che non viene detto, sull’inconfessabile, spogliando questi argomenti dagli stereotipi, raccontando senza giudicare e con un linguaggio fresco, scorrevole e solo in apparenza semplice una complessa e sfaccettata pluralità di sentimenti e situazioni tanto reali quanto quasi sempre nascosti per non essere giudicate male.

La figlia unica propone un’alternativa a quella che sembra l’unica narrazione possibile della maternità e del corpo della donna, raccontando e combattendo il senso di inadeguatezza che pervade ogni donna che si discosta da quella narrazione. E si, ne abbiamo bisogno come l’aria.

2 commenti

  1. Marta ha detto:

    Questo racconto affronta il senso della vita la responsabilità genitoriale ma soprattutto la connessione inscindibile della procreazione riservata alla figura femminile.
    Ambientato in un paese dove le disuguaglianze sociali sono forti, dove il valore del danaro può decidere se far vivere o morire e l’eterno contrasto di che vuole figli e non può averne e chi può averne e fa di tutto perché non accada.
    Le protagoniste del romanzo sono le donne dove ancora una volta si sottolinea il sacrificio fisico e mentale di decidere e a volte accettare una gravidanza, ed essere madre.
    Un testo che tocca una problematica importante ma vissuta da un punto di vista borghese.
    Personalmente non mi ha suscitato quell’emozione intensa e totale nella partecipazione affettiva della vicenda, lasciandomi senza forza passionale per una storia così forte.
    Molto scorrevole e di facile comprensione dai caratteri contemporanei.

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