di Alessandro Marzo Magno
Laterza, 2020
207 pagine
Categoria: MI-VE
- Italic
- Innovazione
- Editoria
Le opere vengono «stampate in formato minimo, affinché con più agio tutti possano tenerle in mano e leggerle» e «perché agevolmente vi possano accompagnare nei viaggi per lunghi che siano». Nessuno dei libri che aveva stampato prima del 1501, sia pur nella loro eleganza e bellezza, lasciava presumere una simile svolta.
Può succedere che un libro passi alla storia non per il suo contenuto letterario, bensì per il carattere tipografico con cui è stato stampato. Non che accada spesso, anzi non accade quasi mai, ma questo è esattamente il caso del “De Aetna”, un libretto di viaggio di sessanta pagine, uscito nel febbraio 1496, in cui Pietro Bembo descrive – come è evidente dal titolo – un’ascensione sull’Etna. Se non fosse perché ha influenzato il mondo della stampa da allora ai giorni nostri, quel volumetto sarebbe con ogni probabilità passato inosservato.
Ognuno ha i propri gusti in materia di libri, magari siete fini conoscitori di case editrici, generi letterari o fumetti. Magari invece apprezzate i prodotti editoriali curati oppure siete lettori che non badano alla forma ma solo alla sostanza. Potreste essere tipi da racconti, lettori fugaci o riflessivi. In ogni caso se siete su questo blog e state leggendo questo articolo con tutta probabilità siete degli amanti della lettura e dei libri e dunque siete in debito con Aldo Manuzio.
Se non avete idea di chi sia questo Aldo Manuzio è normale, ma vi suggerisco di rimediare leggendo L’inventore di libri. Aldo Manuzio, Venezia e il suo tempo in cui Alessandro Marzo Magno ci porta alla scoperta di questo incredibile personaggio che ha rivoluzionato la storia dell’editoria e il concetto stesso di lettura, imprimendo una svolta fondamentale e ponendo le basi di tutto quello che oggi noi possiamo intendere con la parola “libro”.
Aldo Manuzio è stato il primo editore della storia (prima di lui chi stampava libri era un tipografo) e con una grande sensibilità, lungimiranza e occhio per il marketing ha introdotto innovazioni che oggi diamo per scontate, naturali e quasi obbligate. Ora non posso e non voglio ripercorrere tutta la sua vita, per questo c’è il libro, ma vorrei giusto elencarvi i principali meriti che gli spettano.
Ad Aldo dobbiamo l’adozione, per facilitarci la lettura, dei segni di interpunzione (virgole, punti e virgola, apostrofi, ecc.); i caratteri tondi e chiari così come il corsivo (che non a caso in inglese si chiama Italic); l’introduzione dell’indice per orientarci nei contenuti e del frontespizio per sapere il titolo, l’autore, l’editore; così come il formato dei nostri libri, ovvero l’idea di “tascabile” che rese il loro trasporto facile aprendo la strada alla lettura come momento intimo e di piacere, possibile in ogni luogo.
Manuzio inoltre era un uomo coltissimo e arriva alla professione di editore ormai adulto e con in mente un preciso programma culturale nonché con grandi capacità imprenditoriali, ovvero le competenze che dovrebbero contraddistinguere ogni editore (di ieri e di oggi).
Tutto questo avveniva a cavallo tra il 1400 e il 1500 nella città più incredibile del mondo: Venezia.
Ogni amante dei libri non può che trovare affascinante questo mondo, andare a ritroso e scoprire le radici più profonde della propria passione.
E se come me siete amanti dei dettagli e delle cose curate, vi riporto anche quanto scritto nel retro del frontespizio: “Questo libro è stampato utilizzando il carattere Bembo, che prende il nome da Pietro Bembo e che Stanley Morison ha inciso nel 1929 riprendendo il carattere inciso da Francesco Griffo per stampare nel 1496 il De Aetna, scritto da Bembo e pubblicato da Aldo Manuzio.”
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“Chi non legge, a 70 anni avrà vissuto una sola vita, la propria. Chi legge avrà vissuto 5000 anni: c’era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l’infinito…. poiché la lettura è un’immortalità all’indietro”. Così Umberto Eco esprimeva tutto il suo amore per la lettura, questo testo sulla vita di Aldo Manuzio è dedicato a tutti quelli che sono appassionati di libri, perché come scrive Alice Civai ci permette “di andare a ritroso e scoprire le realtà più profonde della propria passione”.
Il protagonista del nostro libro si muove in un’epoca di grande fermento culturale ed artistico. Lo troviamo al fianco di personaggi quali Pico della Mirandola, Luca Pacioli, Pietro Bembo, Erasmo da Rotterdam, e tra le corti rinascimentali più rinomate. L’intuizione principale di Manuzio è stata quella di trasformare il libro da oggetto di lavoro ad oggetto di svago, creando delle edizioni, che oggi chiameremmo “tascabili”, che permettevano di leggere un libro in qualsiasi luogo ed in qualunque momento.
Ciò che più mi ha entusiasmato della storia di quest’uomo ha riguardato la pubblicazione nel 1499 di uno dei libri più mirabili della storia dell’editoria l’Hypnerotomachia Poliphili, a cui è dedicato un intero capitolo. Questo romanzo allegorico, corredato da ben 169 illustrazioni xilografiche, risente della cultura neoplatonica rinascimentale, ricco di parole coniate da diversi idiomi. La trama ha risvolti iniziatici, filosofici ed erotici, tutto avvolto nella visione onirica di Polifilo (che sta ad indicare “colui che ama la moltitudine”) alla ricerca di Polia (che invece sta a significare “moltitudine”). Una metafora anche della moltitudine di animi e di bellezza che si ritrova nella femminilità. La fama di quest’opera complessa ed esoterica varcherà il tempo tanto da essere citata da Joyce nei Finnegan’s Wake, oltre che da Carl Gustav Jung, ed avrà un successo anche nell’arte con il dipinto Amor sacro e amor profano di Tiziano del 1515.
Utilizzando il motto di Aldo Manuzio “festina lente” ringrazio la curatrice del blog per questa gradevole lettura e vi invito a leggere, perché come scrisse Jorge Louis Borges “che altri si vantino delle pagine che hanno scritto; io sono orgoglioso di quelle che ho letto”.
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