V13

di Emmanuel Carrère
Adelphi, 2023
267 pagine
Categoria: MILANO-VENEZIA


  • Vita
  • Morte
  • Umanità

Dove comincia il patologico? Dove comincia la follia, quando c’è di mezzo Dio? Che cos’ha nella testa quella gente? Ma il motivo fondamentale non è nemmeno questo. Il motivo fondamentale è che centinaia di esseri umani accomunati dal fatto di aver vissuto la notte del 13 novembre 2015, di esserle sopravvissuti o di essere sopravvissuti a quelli che amavano, si presenteranno davanti a noi e parleranno. Un giorno dopo l’altro, ascolteremo esperienze di morte e di vita, e penso che, fra il momento in cui entreremo in quell’aula di tribunale e quello in cui ne usciremo, qualcosa in noi tutti sarà cambiato. Non sappiamo che cosa aspettarci, non sappiamo che cosa succederà. Coraggio.


Penso che, fra il momento in cui entreremo in quell’aula di tribunale e quello in cui ne usciremo, qualcosa in noi tutti sarà cambiato.
Non sappiamo che cosa aspettarci, non sappiamo che cosa succederà. Coraggio.

Riprendo l’ultima frase della citazione che ho scelto per V13 perché è esattamente quello che Carrère ha vissuto ed è esattamente quello che vivrà ogni lettore e lettrice.

Un libro potentissimo, una grande opera, un’immersione folle nel delirio terrorista, nel dolore assoluto, nel panico, nel trauma ma anche nel bene, nell’umanità, nella forza e nella comunità. Un compendio della notte di terrorismo che più di ogni altra ha segnato la storia europea e tutto quello che è successo dopo.

Le altre morti, gli altri attentati non sono meno dolorosi e gravi ma, come per l’11 settembre, sono convinta che tutti gli europei si ricordino esattamente cosa stavano facendo quando sono arrivate le prime notizie da Parigi, la notte del 13 novembre 2015.

Difficile, sbagliato, truce eppure effettivo: anche nel dolore, anche nelle tragedie c’è una gerarchia. In memoria c’è il Bataclan più che i locali del centro, il locali del centro sono più ricordati dello stadio. Chi testimonia per primo fa più presa di chi racconta per ultimo.
Come accettarlo? Come gestire e capire questa brutale gerarchia? Quanto è facile abituarsi al male? Quanto è umano tutto questo?

Solo un autore del calibro di Carrère poteva riuscire nel rendere una cronaca giudiziaria così magistrale, così lucida, un vero e proprio manuale di elaborazione e gestione del dolore. Emmanuel nel dolore ci si immerge, non lo schiva, ci affonda le mani e la faccia, lo fa suo, lo elabora e lo propone al lettore che alla fine si trova tra le mani non un semplice reportage dall’aula del tribunale ma un compendio del male e del bene, del dolore e dell’amore, della morte e della vita.

Fatto sconvolgente: tutti sanno cosa è successo e com’è andata, ma scommetto che chiunque prenda in mano il libro lo leggerà come se fosse un romanzo avvincente, una storia di cui non sappiamo niente e da cui non riusciamo a staccare gli occhi. O per lo meno, per me è stato così e per questo diventa uno tra i miei libri preferiti di sempre.

Estremamente francese, del tutto universale, squisitamente Carrère.

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