di Giorgio Fontana
Sellerio, 2020
886 pagine
Categoria: INTERCITY
- Intenso
- Personale & corale
- Novecento italiano
Allora perché andarsene?… Perché andarsene dopotutto?
Nessuna guerra che meritasse di finire tra le pagine di un libro: solo una costante paura del futuro, e forse un altrettanto grande timore nel voltarsi, per rimanere pietrificati come in quella storia biblica, statue di sale, sotto il peso di quanto accaduto prima di loro, un cumulo insostenibile di morte e vita, ricchezza e spreco.
Un anno fa il lockdown ha colto tutti di sorpresa, ci ha spiazzati e ha scombussolato le nostre vite; mai avremmo potuto immaginare uno sconvolgimento così radicale del nostro quotidiano. Lo stupore iniziale mi ha lasciato inebetita al punto che, nonostante il lavoro da casa e la grande mole di tempo a disposizione, non sono riuscita a leggere quasi nulla per tutto il primo mese.
Con Prima di noi ho superato il blocco e mi pareva doveroso dedicargli qui uno spazio tutto suo. Aver riperso a leggere con questo libro mi è parsa una bella coincidenza, un ulteriore elemento personale che mi lega alla storia. Il dubbio di essere diventata incredibilmente sentimentale permane.
Giorgio Fontana ci propone in queste quasi mille pagine una cavalcata nel Novecento italiano, una corsa veloce che ripercorre i grandi avvenimenti e cambiamenti del secolo breve raccontati attraverso la famiglia Sartori. Dal Friuli rurale alla Milano contemporanea, quattro generazioni, le guerre mondiali, la ricostruzione, il boom economico, le lotte di classe, il mondo odierno diventano sfondo e contesto di emozioni forti e contrastanti che percorrono e scuotono la famiglia: la colpa, il cambiamento, la rabbia e una felicità che spesso sembra sfuggire tra le dita.
Il Novecento lo leggiamo sulla pelle delle persone, nei loro principi, nelle loro domande, e in questi elementi scoviamo le nostre radici comuni, esportiamo l’esperienza di ogni singolo e la facciamo diventare il tassello di un grande mosaico che al suo compimento non potrà che essere contemporaneamente corale e personale.
Il coinvolgimento emotivo per me è inevitabile: ci sono il Friuli e la Lombardia, il Friuli dei miei nonni, la “mia” Udine con le sue rogge e le sue vie, le scelte, il viaggio, Milano con la frenesia cittadina e gli scorci che svelano a chi vuol vederla una bellezza inaspettata e infine, anche qui, un nonno di nome Renzo.
Potrei infine dirvi che è scritto molto bene, che i risvolti sono innumerevoli e interessanti, che è un perfetto collage di personalità e situazioni socio-culturali diverse, che l’epilogo è letterario e molto bello ma credo abbiate già capito che Prima di noi mi è piaciuto molto.
Sembra una figata, recensito da te! Altro libro per la pensione! Comunque, leggendo la recensione, mi è venuta una sensazione, che mi prendeva nel leggere il “mio” Pavese alle superiori… Non so perché, ma bello!
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Debbo affermare che non mi sono trovata davanti il libro che mi aspettavo. La saga famigliare narrata da Fontana ad un certo punto si perde, finendo in un rivolo di racconti; il ritmo narrativo non risulta costante e spesso figure importanti vengono messe in secondo piano non facendo emergere pienamente la psicologia dei personaggi. Inoltre in alcuni punti si dimostra prolisso e inconcludente. Nemmeno l’effetto sorpresa corrisponde alle aspettative. A mio avviso se voleva essere un romanzo storico gli eventi si dimostrano carenti nell’esposizione, anche se bisogna riconoscere all’autore una ottima capacità narrativa. Pur non essendo un romanzo di spessore solleva comunque delle riflessioni.
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